La CEI invoca la libertà di culto. Invocasse anche la tutela dei minori

Secondo la CEI, con il nuovo decreto Conte per la fase 2«Si viola la libertà di culto». «I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

Una affermazione che in altre circostanze potrebbe anche starci, ma detto da chi in sfregio alle leggi, italiane e divine, non ha mai avuto rispetto per i minori, tanto meno ha mai dimostrato intenzione di recuperare il danno fatto ai più deboli (comandamenti 5° e 6°), mentendo per sfuggire alla giustizia (comandamento 8°), violando senza mai pentirsi le più basilari regole di qualunque società civile, la cosa suona molto ipocrita e interessata.

Ma motiviamo le affermazione fatte (comandamenti 5° e 6°) parlando di quei 150 sacerdoti pedofili condannati in Italia in via definitiva solo negli ultimi 15 anni, che stando alle proiezioni e, per rimanere super partes prendiamo pure quelle più in difetto fatte sulla base degli studi di Andrew_Greeley – un prete cattolico romano, sociologo, giornalista e romanziere popolare, professore di sociologia all’Università dell’Arizona – il numero di vittime risulterebbe 7.500 bambini.

Se avessimo preso quelle di Richard Sipe – un monaco benedettino citato anche nel film Spotlight – il dato impennerebbe a 37.500 minori.

Ebbene, al di la del fatto che in Italia, negli ultimi 15 anni il clero abbia prodotto 7.500 oppure 37.500 vittime, la chiesa italiana, non ne ha comunque mai risarcita una sola, quelle poche, hanno ottenuto risarcimenti solo grazie ai tribunali dello Stato italiano, e i preti criminali, quando hanno visto il carcere, appena usciti, sono quasi tutti ritornati al loro posto.

Ben più ampia e drammatica la seconda motivazione (comandamento 8°) che vede questi stessi vescovi mentire sistematicamente, non solo ai fedeli, ma anche nelle aule di giustizia italiane.

Prendiamo il caso del vescovo di Savona, Caloggero Marino, che in un procedimento civile tutt’ora in corso, malgrado il documento del 2004 scritto da un suo predecessore – che produciamo a lato – ha mentito spudoratamente, dichiarando riguardo a un suo prete pedofilo, don Nello Giraudo, che la diocesi non ha mai avuto certezza dei fatti.

Emblematico, per non dire disgustoso, quanto dichiarato dal vescovo di Como Enrico Coletti, oggi in pensione, da monsignor Enrico Radice e dal numero 2 del Vaticano Angelo Comastri, che insabbiarono quello che tutti conosciamo come il caso dei chierichetti del papa, per non parlare del presunto accusato, Gabriele Martinelli, nel frattempo diventato, come nulla fosse, sacerdote.

Bugie, insabbiamenti, ritorsioni che nella chiesa sono la prassi abituale, come testimonia un nostro assistito, ricordando il suicidio di don Diego Pirovano,  avvenuto pochi giorni fa a Cologno.

Ecco perché troviamo davvero così di cattivo gusto il reclamo dei vescovi italiani, che spiace tanto per i fedeli, ma prima di riaprire le chiese, farebbero bene a fare tanta pulizia, sopratutto tra le gerarchie, perché come è giusto che ci sia il diritto di culto, è ancor più giusto e doveroso che i minori abbiano il diritto alla tutela e alla salute !

Francesco Zanardi

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