APP IMMUNI: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE - Claudio Taroppi

Ieri sera c’è stato un ennesimo vertice di governo, commissario, comitati, task force varie su Immuni (la app italiana si chiama ancora così in attesa di trovarle un nome migliore, anche perché gli immuni al coronavirus Sars Cov2, scientificamente parlando, sono una categoria perlomeno incerta). La situazione è questa: l’idea generale è quella di seguire la strada indicata da Apple e Google ma ottenendo qualche modifica solo per noi. Come è ormai noto Google ed Apple stanno modificando i rispettivi sistemi operativi in modo che due smartphone quando si avvicinano possano scambiarsi in autonomia - tramite bluetooth - un segnale alfanumerico cifrato che provi un contatto, registrandone intensità (la distanza fra le persone) e durata, ma non la localizzazione.

Tradotto: so che sei stato vicino a qualcuno ma non so dove è avvenuto il contatto (e neppure che strada hai fatto per arrivare fin lì). Questa innovazione di Google ed Apple rende molto facile costruirci una app intorno, ma ha il limite, secondo alcuni, di essere una soluzione decentralizzata: vuol dire che ciascun utente ogni giorno scopre se è stato vicino a qualcuno poi risultato positivo sul proprio smartphone, scaricando i dati dei nuovi cittadini positivi da un server centrale. Nel comitato tecnico scientifico in più di uno hanno chiesto di poter invece studiare i dati - anonimi ma pur sempre dati - dei contatti dei contagiati, per poter capire dove si sta muovendo il virus. Una richiesta sensata che però porta dritto verso l’approccio francese o britannico.

Da qui nascono i tentativi di mediazione di queste ore, la richiesta - ad Apple e Google - di poter avere almeno il cap dei contatti, in modo da ricostruire un grafo sociale dei contagi. A complicare la cosa si è aggiunta una novità di questi giorni che riguarda i colori con cui saremo classificati dalla app: verdi, se non abbiamo il virus; rossi, se positivi; gialli se abbiamo avuto un contatto con un rosso. Ma è stato fatto notare che dal punto di vista epidemiologico, c’è contatto e contatto. Un conto è passare accanto a qualcuno al supermercato o davanti ai cassonetti per pochi secondi; un altro viverci o lavorarci. Insomma è stato deciso che i contatti ripetuti, ravvicinati e prolungati (non si sa ancora quanto), ci faranno diventare arancioni e non gialli. Questo probabilmente per alleggerire il carico sul sistema sanitario regionale perché soltanto gli arancioni e non anche i gialli avrebbero diritto al tampone (gli altri sarebbero richiesti di autoisolarsi in attesa di sintomi chiari).
https://laltracampana.eu/2020/04/30/app-immuni-tutto-quello-che-devi-sapere-claudio-taroppi/

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