Mauro Biglino commenta Genesi 18: Abramo, Yahweh e gli Angeli
Prima della distruzione di Sodoma e GomorraUna delle vicende più affascinanti, intriganti e controverse dell’intero Antico Testamento è quella che vede coinvolti i centri abitati di Sodoma e Gomorra. L’intero evento è interessante sotto diversi aspetti: è rivelatore di ciò che stava avvenendo in quel territorio intorno all’inizio del II millennio a.C.; concretezza onnipresente nei fatti, nei comportamenti, nelle azioni e nelle scelte di Yahweh, nei suoi rapporti con Abramo e la sua famiglia, nei suoi rapporti con gli uomini e le donne. Si vedrà all’opera un normale comandante militare. Queste evidenze si riscontrano con la lettura attenta dei capitoli 18 e 19 del libro della Genesi. In questo articolo analizziamo il capitolo 181. Nel prossimo articolo sarà analizzato il capitolo 19. Genesi 18 | Abramo e le tre figure![]() «il Signore apparve ad Abramo…mentre egli sedeva all’ingresso della tenda… Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore…non passar oltre senza fermarti dal tuo servo…[bevete], lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire…”. Quelli dissero: “Fa’ pure come hai detto”. Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: “Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce”. … Abramo, lui stesso, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. “Dov’è Sara, tua moglie?”. Rispose: “È là nella tenda”. “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”… Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: “Avvizzita come sono …”. Ma il Signore disse ad Abramo: “Perché Sara ha riso…? C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio”. Allora Sara negò: “Non ho riso!”, perché aveva paura; ma quegli disse: “Sì, hai proprio riso”. Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sodoma dall’alto… Il Signore diceva: “Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare? …Io l’ho scelto affinché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso”. Disse allora il Signore: “Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!”. Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sodoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero [li] sterminerai? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai…?…lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”. Rispose il Signore: “Se a Sodoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò… tutta la città”. Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”. Rispose: “Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque”. Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta”. Rispose: “Non lo farò, per riguardo a quei quaranta”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta”. … Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei dieci”. Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione». Yahweh non “apparve”, ma si “fece vedere”In Genesi 18,1 le Bibbie scrivono tradizionali infatti che «il Signore apparve a lui (Abramo)», trasmettendo al lettore la certezza che si sia trattato di un’apparizione. È bene sapere che nel testo ebraico masoretico abbiamo un verbo – tradotto con “apparve” – che significa “farsi vedere”: Yahweh quindi letteralmente “si fece vedere” da Abramo e non “apparve”. Quindi il concetto teologico di apparizione si stempera fino a scomparire in quello che è stato niente più che un incontro assolutamente concreto, personale e fisico, confermato anche dai passi successivi che attestano uno Yahweh molto simile a noi. Nei versetti che seguono infatti Abramo mette in campo tutto il suo rispetto verso quei tre individui (non a caso quasi tutti i verbi usati da Abramo sono al plurale) offrendo loro tutto ciò che era previsto: ristoro, possibilità di riposo, acqua, cibo… A chi mai verrebbe in mente di proporre a una visione “spirituale” di riposarsi, lavarsi, bere e mangiare? Va detto che potremmo anche immaginare un Abramo affetto da una qualche patologia: era un povero visionario che parlava nel vuoto con esseri esistenti solo nella sua fantasia malata? … Ma il verbo è sempre al plurale e, al versetto 8, documenta oltre ogni ragionevole dubbio che quei tre personaggi… JWUAS, mangiarono. Non ci sono dubbi: erano in tre e si sono comportati come qualunque individuo in carne e ossa. Genesi 18, 22: tre individui in carne e ossa…Alcuni affermano, non potendo negare il numero dei componenti di quel gruppetto, che si sia trattato di una sorta di raffigurazione o prefigurazione della trinità divina: il racconto e il suo proseguimento sono sufficienti a comprendere come questa lettura sia assolutamente priva di fondamento. Prima dell’inizio del dialogo tra Yahweh e Abramo, nel Genesi 18, 22 ci viene detto che gli altri due riprendono il cammino. Il che significherebbe che i due terzi della visione – della trinità – se ne va dirigendosi verso Sodoma, ma il fatto sorprendente è che i due che si allontanano sono definiti: “gli uomini”. Due componenti del terzetto sono dunque identificati con il termine che significa “individuo maschio”; se fosse vera l’ipotesi che quel gruppo era una prefigurazione della trinità divina dovremmo accettare che due (il futuro Figlio e lo Spirito Santo?) erano dei maschi che mangiavano, bevevano, si riposavano e camminavano; dovremmo anche prendere atto che il figlio si sarebbe incarnato ben prima di quanto ci viene detto su base neotestamentaria e che lo Spirito Santo, lungi dall’essere raffigurato con una pura, bianca e leggera colomba, si fa inopinabilmente uomo. Va da sé che questa ipotesi non è altro che una mera fantasia teologica, un tentativo debole di spiegare la presenza di tre individui che contrasta insanabilmente con l’ipotesi monoteista. Andare in alto per vedere meglio…Tralasciamo la questione di Sara per proseguire con la concretezza del racconto che vede i tre, accompagnati da Abramo, camminare per raggiungere una posizione elevata dalla quale contemplare il panorama di Sodoma. C’è azione più concreta di questa? Dio deve cercare una posizione sopraelevata per osservare quanto gli interessa? Quante volte nella Bibbia abbiamo l’indicazione di questo presunto Dio che scende dall’alto utilizzando il suo mezzo di locomozione che era concreto quanto lui… I versetti 20 e 21 sono chiarificatori oltre ogni dubbio. Dopo avere stabilito tra sé e sé di mettere Abramo a conoscenza delle sue intenzioni, dice al patriarca che gli è giunto il grido contro Sodoma e che ha avvertito la necessità di verificare di persona; dice letteralmente (Genesi 18,21): “vedrò e scenderò“. Il tutto si chiude con un’affermazione stupefacente: “Saprò” Anche questo verbo è nella forma coortativa e non a caso in molte traduzioni è efficacemente reso con un perentorio: “Voglio sapere!”. Dunque Dio non sa e si deve spostare per verificare di persona: non ci sono dubbi. La trattativa con AbramoMa la sua insipienza si rivela nuovamente poco più avanti, quando discute con Abramo che avanza una sorta di richiesta che apre una vera e propria trattativa. Cogliamo chiaramente la disponibilità del Signore a verificare l’esistenza dei giusti (Chi sono i giusti?) e a variare di conseguenza le sue decisioni: non sapeva a priori se quei giusti c’erano oppure no? Non è questo il Dio che dovrebbe leggere nell’animo degli uomini? Ma la Bibbia non presenta alcun contrasto perché, molto semplicemente, qui come in qualunque altra sua parte, non parla di Dio né di entità spirituali. Gli angeli: messaggeri degli elohimI due uomini che hanno mangiato, bevuto, si sono lavati e riposati, divengono “angeli”. Non ci dobbiamo stupire, il termine ebraico indica infatti (così come il greco anghelos) colui che porta un messaggio, il latore di un ordine, di una informazione, di una richiesta. Infatti i due a Sodoma fanno questo: devono avvertire Lot, il nipote di Abramo, della necessità di lasciare Sodoma in vista di ciò che sta per avvenire1(Gen.19). Circa la figura degli angeli, possiamo sintetizzare evidenziando che questi due componenti del terzetto (definiti contemporaneamente sia angeli che uomini) erano individui la cui differenza rispetto all’uomo era evidente – benché mai stati presentati in una veste spirituale: erano dotati di poteri indubbiamente superiori ma non erano onnipotenti, anzi risultavano vulnerabili e soggetti alle normali esigenze fisiologiche della quotidianità che condividevano con gli uomini. In Genesi 19 Sodoma e Gomorra saranno distrutte. Analizzeremo questo passo nel prossimo articolo. 1 Ciò che i due rischiano di subire nel corso della loro missione e il modo in cui riescono fortunosamente a evitare il peggio è stato ampiamente analizzato in Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia 2 Insegnante di filosofia e storia nei licei, conferenziere e studioso di sumerologia, ha collaborato alla stesura del libro Ossimoro Marte di E. Piccaluga; ha pubblicato numerosi articoli su importanti riviste nazionali specializzate. 3 Nel libro La caduta degli dei vi è lo studio pubblicato in versione integrale (pp. 161 e seg) e tutte le specifiche storiografiche. L'articolo Mauro Biglino commenta Genesi 18: Abramo, Yahweh e gli Angeli proviene da Unoeditori. |
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